Lifeboats: figlie minori delle navi |
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Le lance di salvataggio, pur essendo considerate le figlie minori delle navi, svolgono - come è noto - la funzione essenziale di salvare tutte le persone a bordo nella tragica eventualità che la nave sia in pericolo di affondare. Nella storia marinara, alcune scialuppe, protagoniste di sventurate vicende, come quella del veliero Bounty nel 1789, hanno contribuito a raggiungere gli elevati standard di sicurezza dei giorni nostri. Ovviamente molti aspetti delle scialuppe sono mutati nel tempo come, per esempio, le dotazioni di sopravvivenza, la propulsione e la capacità. Una caratteristica rilevante è però rimasta inalterata: quella di sfruttare la sola forza di gravità per ammainarle.
Mantenendoci nella storia marittima camogliese, vedremo due famosi esempi di lance dei brigantini locali. Negli episodi considerati, le lance di salvatagggio oltre che aver salvato i componenti dell'equipaggio, hanno percorso una distanza considerevole prima di arrivare a destinazione, contribuendo così a costruire le basi per la gestione del panico della sopravvivenza. Le lance del Fratellanza
Nel febbraio 1888, al comando di Rocco Schiaffino e Simone Marini come Scrivano, cioè primo ufficiale, entrambi camogliesi, si trovava in rotta dall’Indonesia diretto a Occidente con un carico di zucchero. A circa 1200 miglia dall’isola di Mauritius, il veliero incontrò un ciclone devastante. L’unità era ormai perduta e il capitano dette l’ordine di ammainare le due lance disponibili, una diretta da lui stesso e l’altra dal primo ufficiale.
La scialuppa di Schiaffino raggiunse il Madagascar dopo venti giorni di navigazione, cioè dopo 1700 miglia, con a disposizione un barile d’acqua, un cesto di gallette e delle radici. Quella di Marini spiaggiò dopo un viaggio di 750 miglia, cioè una decina di giorni, in un’isola disabitata dell’arcipelago di Diego Garcia, dove l’equipaggio rimase sei mesi, prima del salvataggio.
La lancia del Nemesi
Nel 1901, diretto dal capitano Fortunato Razeto e carico di sale, era in rotta da Cadice a Buenos Aires. A settembre di quell’anno, nei pressi delle isole di Capo Verde, fu sorpreso da una tempesta tropicale che lo disalberò, provocandone l’imminente perdita. Il 16 di quel mese, dopo due giorni di tragiche situazioni, l’equipaggio riuscì a mettere in mare una lancia armata di remi e vela, e a dirigere verso i Caraibi, a Barbados.
Avevano portato a bordo gli attrezzi nautici, dieci sacchi di pane, otto barili d’acqua, un pezzo di tela tagliato dalla randa di poppa. La razione giornaliera di viveri prevedeva una galletta e mezza e due bicchieri e mezzo d’acqua.
A tragitto inoltrato, oltre ai problemi disciplinari, scarseggiava l’acqua: venne usato il pezzo di randa per raccogliere la pioggia e le lenzuola per aumentare la superficie velica. Il 10 ottobre, cioè dopo ventitrè giorni di navigazione e 1550 miglia (2900 km), incontrarono la nave inglese Anglo Chilean che dirigeva verso le Canarie. L’equipaggio fu salvato e ricondotto a Genova.
Come la vicenda del Fratellanza, anche quella del Nemesi evidenziò l’importanza delle lance di salvataggio. La direzione tecnico-nautica della scialuppa arricchì le conoscenze dell’epoca per realizzare imbarcazioni che potessero assicurare la sopravvivenza delle persone imbarcate. Notizie su altre lance
Dal 1950, la lancia fu adibita per anni a servizio motobarca turistica nella laguna di Marano, tra Venezia e Trieste. Il mezzo era purtroppo in condizione e in ubicazione non convenienti, per cui l’ipotesi venne a suo tempo abbandonata.
Nel 1941, durante il bombardamento navale di Genova, la pironave Garaventa affondò e tre delle sue scialuppe furono destinate al nuovo Istituto Nautico di Camogli per le esercitazioni marinaresche degli allievi. Per gli appassionati di storia camogliese, aggiungiamo che, nel 1944, la palestra del Nautico fu occupata dalle truppe tedesche e che una lancia fu requisita dalle stesse.
Successivamente, nel 1951, la Scuola acquistò due lance, i remi furono donati dalla Costa Armatori e rimodellati dalle macchine del retificio Riccobaldi. Una lancia fu poi danneggiata da una mareggiata, l’altra invece venne custodita e poi demolita nella scuola stessa. Erano probabilmente i mezzi di un piroscafo inglese.
Successivamente, negli anni '70, furono sostituite con due lance di vetroresina, che attualmente si trovano all’istituto nautico di Genova.
Bruno Malatesta (12/2017) |
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