NonsoloCamogli: San Michele di Pagana |
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Appena lasciata la frenetica strada che collega Santa Margherita a Rapallo, si giunge in quell'oasi tutta ligure che è San Michele di Pagana. Questo "sestiere" ha una solida tradizione marinara, sia di pesca che di armamento. Abbiamo rivisitato le pagine del fondatore del Civico Museo Marinaro di Camogli, Gio Bono Ferrari, per scoprire intatte ancora una volta, a distanza di ottant'anni, le atmosfere e le storie che hanno contribuito a formare le nostre radici marinare, incluso un suo lontano ed importante parente. Leggiamolo. San Michele di Pagana, l'antica insenatura del Tigullio che conobbe più d'una volta e rintuzzò le zannate dei pirati di Dragutte il "Rosso" e quelle del "Corsaro Rinnegato", fu - fin da antichi tempi - patria di marinari e di esperti navigatori. Gli uomini del suo entroterra erano ottimi agricoltori, specializzati nell'olivicoltura e rinomati persino nella Fontanabuona per sapere egregiamente "pastenare" boschi e rovereti e zone pietrose ed impervie. Alcune vedute di San Michele di Pagana Fu così che la Chiesa di San Michele, di un piccolo borgo, potè già, fin dal 1700, farsi bella e arricchirsi di damaschi e di broccatelli d'oro. Perchè il tempio di questi vecchi navigatori è veramente egregio per le sue opere chiesastiche. V'è, se non andiamo errati, un bel San Pietro del Ribera ed un "Ecce Homo" della scuola del Guercino o dei suoi migliori allievi. E poi ancora la bella e suggestiva "Natività" di Luca Giordano e l'altro squisito lavoro attribuito a Guido Reni, "l'incontro di Maria con S. Anna". Nella cappella di sinistra poi, un vero gioiello: la pala d'altare di Van Dick, dalla quale si staglia la stupenda figura d'un Cristo trattato magistralmente in scorcio. E poi ancora due piccole tavole che la tradizione dice portate dall'Olanda da due vecchi navigatori del Borgo, Solari e padron Costa, sono due quadretti fiamminghi, un pò primitivi, ma di esimia fattura. Quando dopo tante e tante campagne - più di cento - le "coralline" andarono in disarmo causa la caduta dei prezzi dei rossi zoofiti raggiati, altri navigatori di Pagana subentrarono a far bella la Chiesa del borgo. Perchè nello stesso non vivevano soltanto dei pescatori di spugne o di corallo, ma anche degli armatori di bastimenti da gran cabotaggio. Il padre del nostro lupo di mare, Cap. Nicolò Ferrari, fu uno dei più oculati armatori della campagna di Crimea, sagace mercatante e intrepido Capitano. Con la moglie, Maria Oneto e la figliuolanza, navigò per molti anni sulle rotte del Mar Nero e dell'Azov, al comando di un bastimento che aveva fatto costruire a Recco e che figura nella prima lista degli affigliati a quella che fu la prima "Mutua Marinara", geniale creazione dei camogliesi, copiata poi da tutto il mondo. Alcune immagini del Cimitero di San Michele mostrano dove riposa il Capitano Giuseppe Ferrari Poi, finalmente, fu il ritorno alla sua casa di San Michele, quella posta sul piazzale della Chiesa. Ma il riposo in terra ferma non fu lungo per il buon lupo di mare di Pagana. Perchè se ne andò quasi subito. Dal piccolo Cimitero ove riposa il suo spirito buono ode ancora - e udrà sempre - la canzone giornaliera del nostro bel mare di Liguria. E ascolterà, forse, il misterioso e sommesso richiamo di tutti quelli che in questo mare - Mare Nostrum - lasciarono la vita a compimento del proprio dovere, con il sempre silenzioso eroismo degli uomini di mare.= Gio Bono Ferrari (scritto nel 1938) |