25 gennaio 2017, i 100 anni del Laurentic, il precursore del Titanic |
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Il 10 settembre 1908, il cantiere Harland & Wolf di Belfast varò la prima di due nuove navi identiche, ordinate dalla Dominion Lines Shipping Company che avrebbero dovuto essere chiamate Alberta ed Albany. La compagnia White Star Line acquisì però la Dominion diventando proprietaria delle navi in costruzione e ne cambiò i nomi seguendo la propria tradizione: nomi che finissero sempre con la lettera “C”. Furono quindi chiamate SS Laurentic e SS Megantic. La SS Laurentic di 14.892 tonnellate era lunga 172 metri e larga 20,5 metri. A differenza della sorella SS Megantic (identico scafo e 2 eliche) era dotata invece di 3 eliche: due connesse ai motori 4 cilindri a tripla espansione, mentre la terza elica centrale era connessa ad una turbina a vapore. Ciò consentiva più efficienza ed economia con un risparmio del 14% rispetto alla nave gemella. Questa soluzione tecnica innovativa sarà poi adottata per Olympic, Titanic e Britannic. La velocità massima era di 17 nodi, all’epoca superiore a qualsiasi sottomarino. Poteva trasportare 230 persone in 1a Classe, 430 in 2a Classe e 1.000 in 3a Classe. Il viaggio inaugurale avvenne il 29 aprile 1909 per la rotta Liverpool – Quebec e Montreal, rimanendo in servizio per parecchi anni.Nella traversata atlantica del 22 gennaio 1910, fu colpita da una forte tempesta che ruppe i vetri del ponte superiore ed allagò il ponte di comando, rovinando i telegrafi di macchina, ma raggiunse comunque il porto di destinazione di New York. Guadagnò notorietà nel 1910 per aver permesso la cattura dell’assassino Harvey Crippen: dopo aver ucciso la moglie, si era imbarcato con l’amante sulla SS Montrose con lo scopo di andare in Canada, passare negli Stati Uniti ed iniziare una nuova vita. L’ispettore Walter Dew di Scotland Yard, avvisato via radio dal sospettoso comandante Kendall della vecchia SS Montrose, si imbarcò sul SS Laurentic arrivando in Canada due giorni prima, per arrestarlo appena sbarcato. Fu il primo caso di uso della radio Marconi nelle investigazioni poliziesche.
La nave levò le ancore verso le 17 muovendosi verso Fanad Head, ove avrebbe dovuto incontrare una corvetta come scorta. La temperatura era rigida e la neve limitava la visibilità. Il comandante, non riuscendo ad individuare la scorta, decise di procedere da solo, anche se sapeva che erano stati avvistati sommergibili nell’area. Un ora dopo la partenza da Bucrana la nave scontrò una mina delle 6 rilasciate dal sommergibile tedesco U80 nell’area di Lough Swilly. Quasi subito esplose una seconda mina all’altezza della sala macchine e dei generatori elettrici, uccidendo le persone addetti alle macchine e molti dei passeggeri. La nave si inclino’ di 20°. Rimasta subito senza energia, non poterono essere messe in funzione le pompe e fu impossibile inviare il segnale di soccorso. La combinazione di oscurità ed inclinazione rese molto difficoltoso calare le scialuppe, come ordinato dal comandante. Il Comandante ed uno degli ufficiali scesero nei ponti inferiori semi allagati per verificare che non vi fossero ancora persone da salvare e riuscirono anche a chiudere 2 porte stagne. Appena ritornati sul ponte fecero in tempo a salire sull’ultima scialuppa. In meno di un ora la nave affondò a circa 40 metri di profondità. I naufraghi sulle scialuppe si trovarono sotto la neve ad una temperatura di -13° C. Molti di loro erano gravemente feriti. Remarono verso il faro Fanad Lighthouse. Due scialuppe furono raccolte da pescherecci, mentre altri proseguirono verso la costa. La mattina seguente molti furono trovati morti dal freddo con le mani aggrappate ai remi. Molti corpi erano rimasti intrappolati nella nave e per alcune settimane vennero raccolti nel mare o vennero trovati sulla costa. Delle 475 persone a bordo, 354 morirono nel disastro e solo 121 sopravvissero. Il 31 gennaio 1917 si svolsero i funerali di 71 corpi recuperati. Il giorno successivo furono sepolti altri due corpi. I sommozzatori della Royal Navy entrarono quasi subito in opera per recuperare l’oro, agli ordini del Comandante Guybon Damant, esperto sommozzatore che al tempo era arrivato a 61 metri. Vennero scelti i migliori sommozzatori, tra cui l’Ufficiale Augustus Dent che era nell’equipaggio del HMS Laurentic come addetto ai cannoni e sommozzatore, noto anche per la sua abilità, durante operazioni segrete, di entrare dentro i relitti di sommergibili affondati.
Nel 1924 fu deciso che il costo del recupero, dopo più di 5.000 immersioni effettuate senza nessun incidente, era elevato e si fermò l’operazione. Molti palombari ricevettero premi in denaro, promozioni emedaglie per il servizio prestato. Nelle immersioni fatte venne recuperata la campana della nave, donata aduna chiesa di Bucrana. Nel 1934 furono recuperati altri 5 lingotti dalla Mallet Salvage Company. Altri tentativi furono fatti neglianni 1950 e 1980 senza successo perché i lingotti rimasti sono adesso sotto i rottami metallici sparsi del relitto. Nel 2012 si accertò che mancavano ancora 20 lingotti, valore 10 milioni di sterline, difficili da localizzare. Nel 2007 venne recuperato uno dei cannoni montati a bordo, oggi visibile sul molo di Dowings. Il relitto giace a pezzi tra una profondità da 40 a 19 metri. Le caldaie si trovano a 30 metri. Nel 1969 i diritti di recupero passarono dal Ministero della Difesa alla famiglia di subacquei Cossum.
Dal 25 gennaio 2017, con il compimento dei 100 anni dall’affondamento i resti del HMS Laurentic saranno salvaguardati dall’UNESCO e considerati un cimitero della 1a Guerra Mondiale. Flavio Testi - 23 gennaio 2017 (immagini fornite dall'autore)
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