SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Cap. Sup. Direzione Macchine Giuseppe Bozzo

Conversazione col CSDM Giuseppe Bozzo

Caro Direttore, riassumici la tua prestigiosa carriera in mare...

Come tanti di noi della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, mi sono diplomato al nostro Istituto Nautico, sezione Macchina, nel 1951. Alla fine dello stesso anno, il primo imbarco come Allievo di Macchina sulla nave “Alga” del Lloyd Triestino. Dopo una breve parentesi a terra, nel 1954 sono imbarcato comeTerzo Ufficiale di Macchina. Va detto che a quei tempi gli imbarchi erano piuttosto lunghi, fino a 30 mesi di seguito. Inoltre, per rientrare nel ruolo organico del personale della stessa società, il Lloyd Triestino, si dovevano effettuare inizialmente imbarchi di parecchi mesi. Nel 1956 sono imbarcato come “Capitano di Macchina”, ero finalmente in possesso della relativa patente ed entravo definitivamente nell'organico della società giuliana. Nel 1966 ero nominato Capo Macchinista e finalmente, nel 1968, sulla Motonave “Usodimare” espletai il primo contratto da Direttore di Macchina. La mia carriera in mare si concluse nel 1987 quando andai in pensione ed ottenni la Medaglia d'Oro per Lunga Navigazione.

 

Già negli anni '60 le navi passeggeri erano numerose ed offrivano un tenore di vita forse migliore. Su quale tipo di nave ti sentivi orientato?  

Non amavo molto l'etichetta della vita di bordo delle navi passeggeri; la rigidità delle regole degli “alberghi galleggianti” non mi piaceva. Figuratevi che una volta fui ripreso, da Allievo perchè avevo la tuta sporca di olio! E già, perchè le mani doveva sporcarsele solo la bassa forza...Gli ufficiali avevano solo il compito di dirigere!

 

Parlando invece di impianti, avrai senz'altro lavorato su motonavi e turbonavi. Erano differenti secondo il tuo modo personale di gestire la direzione macchine?

Senz'altro, basta pensare alla manutenzione degli apparati stessi: mentre la turbonave necessitava di tempi più lunghi, la motonave, nelle varie soste giornaliere in porto, permetteva la sostituzione di pistoni ed altre parti dei motori principali. La turbonave consumava inoltre più carburante della motonave, ma era più silenziosa poichè azionata appunto da turbine invece che da pistoni. Poi, per le manovre, specialmente sulla marcia indietro, la turbonave aveva una considerevole isteresi nell'attuazione, di cui il Comandante doveva tenere conto. Infine, i costi del carburante, più alti sulle turbonavi. Tutto questo quadro portò alle odierne tendenze di costruzione, orientate sulle macchine a motore.

 

Che viaggi hai effettuato? Hai visitato molti posti?

Lavorando esclusivamente col Lloyd Triestino, i nostri approdi erano praticamente tutti nella rotta Mediterraneo – Estremo Oriente e quindi tutti gli scali relativi intermedi: Canale di Suez o Gibilterra, Africa, India, Singapore, Hong Kong, Giappone, Australia. Come potete ben comprendere però, per noi Macchinisti l'esperienza è fatta gran parte sugli impianti e non sugli itinerari.

Il Direttore Bozzo (centro) a una serata di gala/C.E. Bozzo (centre) at a party night

 

Ti sei mai trovato in una situazione delicata?

Forse più che delicata direi “anormale”: una volta, negli anni '70, eravamo in navigazione da Durban a Giacarta quando si ruppe l'asta di un pistone. La macchina si fermò ed immediatamente organizzai la manutenzione relativa. Essendovi una brutta depressione nell'area, il Comandante aveva fretta di mettersi in sicurezza e quindi di muovere la nave. Non potendo usare i motori, fece sistemare i cagnari* delle stive sui bighi di carico così da costituire vere e proprie vele! Con quell'aiuto e con la nostra celerità nel riparare l'avaria, riprendemmo la navigazione in tutta sicurezza. Un'altra situazione anormale fu a Genova, nel 1976, quando, all'arrivo, andò in avaria il pannello elettrico dei fanali di navigazione. La nave non poteva entrare in porto senza luci ed allora organizzai per fornire la plancia di fanali a petrolio!

 

E in una situazione critica?

Su un traghetto che trasportava merci, nel 1977, ci trovammo ad affrontare il Maestrale in tempesta nel Golfo del Leone. Stavamo procedendo da Dakar per Livorno. Le ampie rollate causarono lo spostamento del carico e la nave procedette quindi sbandata per qualche tempo. Poi, visto il peggiorare della situazione, poggiammo su Genova, dove, a causa dell'eccessivo sbandamento, fummo ormeggiati velocemente addirittura a Ponte dei Mille per risistemare il carico e mettere la nave in sicurezza.

 

Come hai trovato il mutamento di tecnologia sulle navi dai tempi dei primi imbarchi fino alla pensione?

Come in tutti i cambiamenti tecnologici, si pensa al passato come ad un'insieme di attività più “manuali” e pratiche, mentre il presente è rappresentato da lavori più stressanti. Negli ultimi anni della mia carriera, l'ambiente lavorativo era mutato, la burocrazia e le vicissitudini sindacali stavano prepotentemente prendendo l'avvento nel campo di lavoro dei marittimi. Inoltre, in tempi più recenti, grazie all'automazione navale, il personale è stato di conseguenza ridotto. Basta pensare agli impianti altamente qualificati (IAQ) che non prevedevano più la guardia in macchina, ma solo un pannello d'allarme in cabina: bastava dormire con un occhio attento alla “luce rossa”!

Il Direttore Bozzo (alto, 3° da ds.) coi colleghi ufficiali/C.E. Bozzo (upper, 3rd fm. right) together with his fellow officers

 

Cos'altro ci racconti delle tue esperienze a bordo?

I miei rapporti col personale sia di Coperta che di Macchina sono stati generalmente buoni e cordiali a parte qualche screzio col “nervoso” di turno che si risolveva nel giro di poco tempo; del resto stavamo a bordo per molti mesi e la convivenza doveva essere perlomeno accettabile.

 

Ritorneresti indietro nel tempo per rivivere tutte queste esperienze?

E' una domanda che mi sono posto molte volte. Con questo sorriso, vi rispondo: no! E sapete perchè? Pativo fortemente il mare!

 

Con questa simpatica battuta il Capitano Superiore di Macchina Giuseppe Bozzo alza un attimo lo sguardo alle navi dipinte sulle pareti della nostra Sede: sicuramente pensa invece alla sua ben meritata Medaglia d'Oro di Lunga Navigazione, conscio di rappresentare, con orgoglio, parte della nostra splendida tradizione marinara.=

 

*cagnari = grossi teloni impermeabili che, manovrati dai bighi di carico, chiudevano temporaneamente le boccaporte delle stive.