SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Il Centenario
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 Discorso del Presidente Gatti in occasione del Centenario di fondazione della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli (1904 - 2004) e presentazione del libro commemorativo

Come gli amici ben sanno, pur essendo Rapallino DOC, mi sento fortemente attaccato a Camogli, ma non solo per via del Nautico, presso il quale anche mio figlio si è diplomato e, su dieci nipoti, spero che qualcuno porterà avanti questa tradizione familiare. Ma anche per aver giocato nella celebre squadra di pallanuoto. Il che significa aver acquisito una fede camoglina a vita e soprattutto per gli stimoli che Camogli riesce tuttora a darmi, come appassionato di storia della navigazione.

E se proprio vogliamo riferirci a questo argomento, aldiquà del monte, noi uomini di mare guardiamo, da sempre, verso Camogli con profondo rispetto. Sappiamo perfettamente che la storia navale è passata e si è fermata a lungo a Camogli. Rapallo , che pure ebbe un importante Cantiere Navale ed una eccellente Scuola Nautica per circa 70 anni, ebbe un'altra storia: i capitani di mare di allora, e poi gli emigranti nelle Americhe, quando ritornarono a Rapallo, portarono con sè nuove idee e molti risparmi che investirono nella costruzione di grandi alberghi e la nuova rotta, in verità, fu una svolta epocale che cambiò la storia di Rapallo che divenne turistica e mondana. Fu così che Rapallo cominciò a perdere, piano, piano, la propria memoria marinara. Anche se noi con molta passione, da circa 20 anni cerchiamo di rinverdirla con le mostre annuali e le conferenze di MARE NOSTRUM il cui insostituibile coordinatore è l'amico Emilio Carta.

Camogli invece è rimasta fedele a se stessa ed ogni cittadino di Camogli è profondamente consapevole di questo legame col mare e con le navi. Questa viscerale simbiosi uomo-mare, la contraddistingue da qualsiasi altro paese italiano e la unisce semmai a rari esempi di paesi nord-europei e della costa atlantica che sono rimasti tuttora radicati nella loro cultura marinara. (St.Malò-Bergen-Visby-MarieHamn ecc..)

E' proprio da questa unicità , io credo, provenga il desiderio tutto camoglino di vivere la propria storia che viene scandita direi regolarmente con manifestazioni di natura marinara per “non dimenticare”… e soprattutto con la vasta produzione letteraria di scrittori locali ed in particolare da parte del curatore del MUSEO Navale Giò Bono Ferrari, il qui presente Comandante Pro Schiaffino, il quale ci ha regalato una serie di quaderni e pubblicazioni marinare di notevole caratura. A lui dobbiamo molto!

Nella mia libreria nautica, la bibliografia inglese, francese e nordica fa, purtroppo, la parte del leone. Molti amici stranieri, spesso, mi hanno espresso la loro delusione per la scarsa produzione di storia navale nel nostro paese. Camogli, ovviamente, costituisce l'eccezione che conferma la regola italiana. Anche se, a dire il vero, da circa 15 anni, dalla caduta del muro di Berlino e delle ideologie estreme, c'è stata una specie di liberazione letteraria, nel senso che prima d'allora, scrivere o semplicemente parlare del REX o del Conte di Savoia o comunque di navi famose del Ventennio poteva significare nostalgia di quel periodo. Purtroppo questo perfido pregiudizio è durato 50 anni ed ha creato un vuoto di memoria in almeno due generazioni d'italiani.

Per il sottoscritto, quindi, è un motivo di grande soddisfazione poter presentare l'ultima chicca bibliografica che riguarda la Società Capitani e Macchinisti di Camogli, della quale mi vanto di far parte. 100 anni fa, quando nacque questa Società, la Marina Mercantile Italiana, ma anche la Regia Marina Militare, erano il risultato di un accorpamento delle varie flotte risorgimentali. Tuttavia, le diverse tradizioni e scuole navali: Camoglina, Toscana, Napoletana e Veneta mantennero a lungo ed in modo molto geloso, quasi religioso, il loro “sistema di navigare”, il loro “ pensare ed agire marinaro”.

E qui affiora, scusatemi, un ricordo personale che risale ai primi anni '60, quando Allievo ufficiale di coperta sul Saturnia , il mio carissimo amico Bai Schiaffino, allora 2° uff.le , insegnandomi tante cose, mi faceva notare che nello staff della nave c'erano ufficiali provenienti da Camogli, Trieste e Napoli e che nella pratica quotidiana si navigava con tre differenti scuole: tre modi di navigare, tre modi di manovrare, tre modi di concepire la nave, tre modi di gestirla, tre modi che portavano tuttavia allo stesso risultato: partire ed arrivare in sicurezza.

Mi resi subito conto delle tante differenze genetico-nautiche, presenti nella nostra Marina, le cui radici probabilmente affondavano nelle Repubbliche marinare e capii l'importanza che aveva avuto nei secoli la scuola nautica sia familiare che quella istituzionale. Da questa consapevolezza deriva, senza dubbio, l'attaccamento storico e professionale a questa Società che rappresenta la tradizione marinara della nostra costa, della nostra gente. L'esperienza acquisita e forgiata in mare è stata quindi il completamento di quell'importante impostazione teorica che il Nautico di Camogli ci ha dato e senza false modestie, ci ha un po' contraddistinto dalle altre scuole nazionali.

Alla bandiera di questa celebre Società , sono legati centinaia e centinaia di ex-allievi non solo camoglini, ma provenienti da tante regioni italiane. Non tutti sono diventati Ufficiali e poi Comandanti e Direttori di macchina. Anzi forse la maggior parte di loro ha investito il proprio futuro presso svariate aziende terrestri del nostro paese. Tuttavia, come tutti sappiamo, la loro appartenenza fattiva o solamente ideale alla Società per ragioni di residenza, è rimasta intatta ed inattaccabile al trascorrere del tempo, come i più bei ricordi di gioventù.

Questa splendida istituzione , in estrema sintesi, rappresenta per noi uno scrigno di ricordi, un rifugio dove l'aria che respiri è quella di bordo, dove i gradi e le gerarchie sono state abbattute e sai che chi ti accoglie, ti ascolta e capisce al volo i tuoi ricordi perché sono, in qualche modo, anche i suoi.