SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Lo straccetto del Macchinista
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……un visitatore qualsiasi del tempo passato (ma non troppo) che saliva a Bordo ad una Nave con equipaggio italiano faceva fatica ad inquadrare ruoli e competenze……

L'abbigliamento dell'equipaggio era (ed in parte è ancora) molto informale e ciascuno indossava quello che si era portato da casa. Solo il Comandante (e soltanto in Porto) metteva addosso qualcosa che lo distinguesse a malapena fra gli altri usando stili e mode carpiti qua e là a suo gusto fra la marineria mondiale: un cappello mutuato ai piloti nordici, un maglione blu tipo Marina Militare, una casacca russa colbacco compreso per l'inverno….un patchwork assolutamente personalizzato con risultati talvolta anche comici.

Nessuna Compagnia di Navigazione (a parte i passeggeri) forniva i Bordi di indumenti distintivi per il lavoro e per il tempo libero (ma esiste il tempo libero a Bordo ?), per cui ognuno si regolava come meglio credeva stipando in valigia quanto sarebbe servito “per coprirsi” a seconda dei viaggi e le stagioni, sperando che la Nave non muovesse troppo in Latitudine per non trovarsi spiazzato.

Stavamo dicendo:il suddetto visitatore qualsiasi che saliva a Bordo ad una Nave con equipaggio italiano faceva fatica ad inquadrare ruoli e competenze……

Ma nella informalità dell'abbigliamento c'era (c'è?) un particolare che faceva distinguere un ruolo e che non sfuggiva a coloro che frequentavano il Bordo per lavoro: Agenti, Rappresentanti, Officine, personale del Bunkeraggio.

Quadro comando turbina Turbocisterna Wafra 55.000 dtw./Tide Water Inc./1955. Il 2do Macch. Silvano Masini è il primo a destra a pagliolo/Turbine control panel Turbine tanker “Wafra”55.000 dwt./Tide Water Inc./1955. Second engineer Silvano Masini is the first on the right on the ceiling planking.

 

Un particolare piccolissimo che faceva andare a colpo sicuro questi visitatori che immediatamente comprendevano di trovarsi di fronte un Macchinista.Non la tuta sporca o pulita che fosse (poco usata del resto), non una trasandatezza da lavoro che in qualche modo accomunava tutti su una Nave, niente di tutto questo ma qualcosa di molto molto piu' piccolo : uno straccetto . Questo era il distintivo del Macchinista.

Il Macchinista non si separava mai da questo pezzetto di stoffa ; la prima cosa che faceva prima di scendere in Macchina era munirsi di un straccio pulito e con quello scendere dalle griselle talvolta (i piu' giovani, e allora lo ero) facendosi scivolare sui passamani (appena umettati dal carbonaio affinchè non facessero la ruggine) da un piano all'altro senza toccare gli scalini con i piedi, contribuendo cosi alla lucidità del passamano stesso che era l'orgoglio del Caporale. Mi ricordo che in caso di emergenza si arrivava in un baleno al piano della manovra (quale Control Room !) con salto finale e botta rumorosa sul Plancè sempre un tantino sconnesso.

Per individure la Sezione Macchina si fa ricorso alla simbologia meccanica, in primo luogo con l'elica….talvolta una biella…anche una paletta di turbina va bene….. tutta retorica ….il simbolo vero della Macchina resta il mitico “straccetto” che per almeno 150 anni ci ha accompagnato nella professione quale moderno “strigile” di antica-grecia memoria. E qui voglio render onore a questo modesto compagno di lavoro oggi completamente dimenticato e nel suo ricordo ripassare anni di professionalità esercitata e condivisa.

 

Motore a triplice espansione/A triple expansion engine

 

Perché, vedete, la Coperta viene da secoli (millenni) di tradizione che hanno spesso trasformato in mito il ruolo del Comandante: la vela, la polena, i Clipper , il Capitano Achab, i corsari delle Antille (la foto con il jet-set alla moda) e via di questo passo…nell'immaginario collettivo tutto ha contributo a pensare la Nave mossa grazie solo dall'abilità del Nocchiero ed a spingere i giovani in Coperta nel rapporto di 3 a 1. Noi Macchinisti ci siamo sforzati di inventarci una tradizione di punto in bianco quando per la prima volta nella seconda metà del 1800 siamo saliti a Bordo fra tanto scetticismo e qualche discriminazione. Abbiamo faticato (si, faticato, alla Napoletana) in silenzio per generazioni, e penso che il motto dei nostri Carabinieri si attagli bene alla nostra professione con qualche licenza : usi a lavorar tacendo. Per un pari dignità che forse solo oggi abbiamo conquistato per l'importanza e la indispensabilità che il sapere nuovo ha imposto.

Le pubblicazioni navali sono pressoché frutto di Comandanti, e le poche dei Macchinisti di rado discostano da diari personali di corto respiro. La gente entra in cabina preme l'interruttore e accende la luce, va alla toeletta e lo sciacquone gli netta il bagno, sceglie il freddo ed il caldo a piacere e ne gode i benefici….fatti usuali, normali come è giusto che siano…ma dietro a questo ci sono Uomini ed una Organizzazione costantemente vigili al conforto ed alla sicurezza soprattutto.

 

Il Direttore di Macchina Masini/The Chief Engineer Mr. Masini

 

Ma torniamo al nostro straccetto. Perché lo straccetto ? Non poteva essere sostituito dai guanti da lavoro? No, non poteva anche perché i guanti da lavoro erano di la da venire come del resto le scarpe antinfortunistiche e gli indumenti specialistici.

Ma anche qualora i guanti ci fossero stati il Macchinista non ne avrebbe fatto uso e per molto tempo non ne ha fatto uso anche quando erano entrati nella pratica comune. Anzi, guardando con sospetto chi li usava dando un giudizio poco lusinghiero sulla sua voglia di lavorare. Un po' come gli antichi cavalieri sfidavano il nemico senza protezioni a dimostrazione del loro sprezzo del pericolo, cosi i Macchinisti sfidavano le Macchine a mani nude.

Ma le cose non sono nate cosi e non per mancanza di guanti. Le Macchine erano controllate con gli occhi, le orecchie e le mani. Tattilmente il Macchinista si accertava della vibrazione e del grado di umettatura delle parti in movimento (con Macchina in moto), ne giudicava la temperatura e nella sua valutazione teneva conto della callosità delle mani che variava da Macchinista a Macchinista. Il suo rapporto con la Macchina era un rapporto stretto che solo un contatto diretto rendeva simbiotico e rassicurante.

Per il Macchinista la Macchina non è un pezzo di ferro ma un essere vitale con la sua personalità e le sue esigenze, una “persona” con la quale occorre colloquiare e venire a patti nei momenti difficili chiedendo aiuto e affidabilità. La Macchina ha una sua musica, un suo ritmo e le sue debolezze, vuole essere compresa e coccolata, accarezzata.

 

Un apparato motore diesel/A diesel engine

Al mattino, da Direttore di Macchina, prima di scendere le griselle mi soffermavo nel corridoio sulle testate, ascoltavo il ritmo dei cilindri come una musica, ne afferravo l'umore e davo il buongiorno a questa infaticabile amica. Non sorridete di compatimento, occorre vivere le difficoltà dell'andar per mare per capire quanto poco l'uomo puo' fare contro una natura avversa e quanto solo si trovi nelle difficoltà (del resto, la gente non va Lourdes !). Dopo le prime riflessioni scendevo le scalette sempre scivolando, un saluto al Fuochista (quasi sempre intento a lucidare i tubi di iniezione e le testate) e giunto piu sotto al piano delle Pompe Combustibile non mancavo di una carezza e di una pacca ad un montante : coraggio amica, vediamo di farcela ! Come avrei potuto farlo con i guanti.! Alla sera , prima di coricarmi, altro ascolto di rito sul piano alto <mi raccomando, buonanotte> e quasi con riluttanza lasciavo la Macchina. Ma quel ritmo mi accompagnava tutta la notte, bastava un giro di meno, una accostata un po' brutale che cambiava allertandomi anche nel sonno piu' profondo (se a mai a Bordo è concesso dormire profondamente)

E poi, provate a maneggiare chiavi e cacciaviti con i guanti , un ostacolo fra voi e la sensibilità necessaria ad un buon lavoro. Lo straccetto no, giusto una pulita alle mani quando necessario e poi in tasca o nel pugno pronto per il prossimo aiuto che non tardava ad essere richiesto. E il sudore. Pensate che un guanto sia la cosa giusta per detergerlo (allora in macchina si lavorava duro)? Grezzo, puzzolente talvolta e poi impregnato di unto e sporcizia. Lo straccetto no, cambiato alla bisogna quando necessario era il giusto supporto alla fatica che colava dalla fronte e rendeva cieca la vista.

Ma come era questo straccetto ? Devo subito dire che c'era una gerarchia negli straccetti : c'era quello per il Direttore ed il Primo, quello degli altri Macchinisti e via via a scalare fino a che lo straccetto spariva e diventava stoppa. Nella nota delle richiesta la parte dedicata alle pulizie era corposa proprio per l'intenso lavoro che si svolgeva. La Macchina era una vera e propria Officina dove di facevano lavori che oggi si svolgono in Officine di Terra specializzate. Revisioni complete di Motori, barenatura delle Camice, serraggi dei cuscinetti (cosa oggi sconosciuta), rifacimento degli stessi…tanto per dire alcune cose….e questo comportava un grosso impiego di materiale di pulizia.

Questo materiale erano balle di stracci e di stoppa che si dividevano in due categorie: bianchi e colorati. Gli stracci bianchi erano per i lavori piu' delicati (i polverizzatori, gli autoregolatori) e per la funzione ampiamente sopra descritta. Gli stracci colorati per gli impegni meno specialistici , per esempio la visita al carter dove la stoppa, per ovvie ragioni, era bandita.

La stoppa bianca serviva principalmente al lavaggio delle paratie e delle parti esterne delle Macchine ed era l'equivalente dello straccetto nelle mani del Fuochista e dell'Ingrassatore, la stoppa colorata per le pulizie grossolane. Ecco una prima distinzione gerarchica, ma in verità questo Personale si sporcava di piu' e lo straccetto sarebbe stato insufficiente. Bene, ma col sudore come la mettiamo ? A queste funzioni assolveva il compito la retina di cotone bianca regolamentare che il Personale portava come uno scialle, talvolta bagnandola ed avvolgendola alla fronte quando la temperatura si faceva torrida.

Se dello straccetto si è persa la memoria, sicuramente questa retina è morta, sepolta e assolutamente dimenticata e dubito che a qualcuno venga in mente di ricordala. Lo voglio fare qui come testimonianza di affetto e di gratitudine verso tutto il Personale di Macchina che con me ha lavorato con dedizione e modestia in un lavoro duro. Difficilmente (e voglio sbagliarmi) qualcuno onorerà questi Protagonisti (questi si piu' silenziosi dei Macchinisti) e questo mi ricorda tanto il passo dell'Ulisse dantesco quando i marinai rimproverano al Nocchiero di cincischiare un poco al ritorno per avere gloria mentre per loro ci sarà solo sofferenza ed oblio.

Ma dove stava la gerarchia dello straccetto bianco ? Semplice. Gli stracci arrivavano imballati in pezzature intere (camice, sottovesti, biancheria, ecc) e stava al Caporale, aiutato dal Carbonaio (la sua “vittima”) ritagliarle in giusta misura con estrema attenzione al risparmio. In questo lavoro il Caporale riservava le parti migliori al il Direttore e subito dopo al Primo che era il suo referente maggiore (ancor piu' del Capo), il resto a disposizione degli altri in rigorosa dose giornaliera. Se mi si passa il paragone con il macellaio : il filetto al Direttore, la lonza al Primo, bolliti ed arrosti a scendere.

Ma nulla si distrugge e tutto si trasforma: lo straccetto bianco diventa colorato e poi passa alla funzione della stoppa colorata, il passaggio alla stoppa bianca gli era negato un quanto ormai inadatto alla pulizia delle paratie. Con questo ultimo passaggio lo straccetto a compiuto la sua epopea , il prossimo sarà fuori bordo (quanta poca attenzione ecologica a quel tempo ! questo si che ce lo possiamo e dobbiamo rimproverare, ma non era solo colpa nostra, se ci può consolare). E con questo ultimo passaggio sono anch'io giunto al termine del doveroso ricordo verso un compagno di viaggio umile e dimenticato….corro con la memoria che lo straccetto riporta a galla a tanti episodi delle via di mare e verrebbe da ripercorrerli tutti ma il timore è quello di cadere in un “amarcord” che voglio soffocare.

Se qualcuno memore dello straccetto vuole ripercorre passi della sua vita di mare lo faccia con noi aggiungendo sensazioni e stimoli per memoria storica che è giusto non si estingua in questo mondo transistorizzato.

 

CSDM Silvano Masini (10/2006)