SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Il mitico pontonetto
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Chi ricorda piu u puntunettu di Ponte Parodi?
E' sparito dall'immaginario collettivo eppure per almeno mezzo secolo ha segnato la storia delle Barcacce . Da qualche parte devo aver detto che dopo essere stato assunto in Società ero stato indirizzato all'Ufficio Operativo di Ponte Parodi, nei pressi del Silos granario, per le formalità di imbarco.

Cosi feci e mi avviai in Porto verso la testata di Ponte Parodi dove avrei trovato l'Ufficio Operativo. Lungo la testata ormeggiati una decina di Barcacce, ma nella landa deserta di Ponte Parodi nessun segno di una costruzione che facesse pensare a qualcosa ospitante un Ufficio. Chiedo al primo che trovo indaffarato in banchina e che alla mia richiesta dell'Ufficio mi guarda come se fossi un marziano e mi indirizza allo spigolo di Levante osservandomi mentre mi avvio verso la direzione indicata.

A Levante Parodi seminascosta da una grossa Barca fumante (il Forte ) c'è un chiatta di legno copertata protetta da una tettoia e con una garitta collegata alla banchina con una passerella (u bansigu).

Salgo nell'Ufficio Operativo di Ponte Parodi da questa traballante passerella e sono al cospetto del Comandante Felice Stagnaro che avrei detto Matusalemme.



……il mitico pontonetto (u puntunettu)




In questo dagherrotipo appare, circolettato “u puntunettu” di Ponte Parodi. “U bansigu” che lo collega alla Banchina è appena visibile/The pontoon berthed at Genoa (old picture)

Entrando nel pontonetto ebbi la netta sensazione di essere entrato nella macchina del tempo e di ritrovarmi pari-pari nel secolo scorso. Anche gli odori che mi investirono avevano un senso di antico. Un cocktail di pece, vernice, diluente…di manila…legno lavorato… una sensazione indimenticabile fissata nella mente. In seguito basterà una molecola di questo mix per riportarmi potentemente a quel momento, molto piu' che rivedere una ricordo.

Era l'odore che doveva esserci sui Brigantini del ‘600 e che si legge nelle cronache del tempo da parte degli occasionali passeggeri, per lo piu emigranti, che arrivavano stremati a destino. E' ben descritto nel viaggio dei padri pellegrini sulla Mayflower che sapevano scrivere. I marinai non ne dicono niente, un po' perché analfabeti ed un pò perché avvezzi a convivere con quegli odori.


Il “Mayflower” di Haywood. Arriva l'11 Novembre 1620 a Cape Cod. I Padri Pellegrini erano famiglie intere per un totale di 120 persone/The Mayflower, carrying the pilgim fathers on 1620

Ma ci sono degli indicatori…un po' sconvenienti…che ce lo illustrano. Quando i marinai andavano in franchigia non potevano accedere al frutto del peccato se non dopo un buon lavaggio compreso gli indumenti…e si che al tempo anche in terra il concetto di pulizia era piuttosto tollerante. Lo apprendiamo da certe vignette inglesi dell'800 che si prendono gioco del povero marinaio in franchigia preda di mille pericoli peggiori delle tempeste in mare.


Dalle vignette piu' castigate:Il povero marinaio in franchigia si appresta ad essere turlupinato/From an old comic stripe: the poor sailor has been swindled

Ma torniamo al pontonetto. Una chiatta in legno, come detto, non piu lunga di 20 metri e larga 7-8 metri dove coabitavano magazzino e carpenteria, attrezzeria per i cavi , cucina, mensa e….ufficio con una vecchia poltrona sulla quale era stabilmente assiso Felice Stagnaro , per tutti u Felise . Sottocoperta scaffali in legno (scuffie) con le cose necessarie al mestiere, ripostigli, rotoli di cavo, stracci, attrezzatura varia, sfilazze (chi le conosce ancora alzi la mano)…e qualche angolino pe dagghe ‘na schenà doppu mangiou ( per il pisolino del dopopranzo ).

Purtroppo la nostra ricerca di questo pontonetto non ha dato esito, proponiamo un “sottocoperta” del secolo scorso che non si discosta dalla situazione del momento. La popolazione fissa del pontonetto era, u Felise in testa (capo indiscusso), u Canessa il carpentiere di Varazze, un nostromo di cui non ricordo il nome e Romolo il fuochista delle accensioni che ci dormiva anche (in una scuffia arrangiata alla bisogna) essendo della lontana Riviera di Ponente


Un momento di vita a bordo delle navi transatlantiche a vela dell'800. L'interno non era dissimile dalle chiatte di legno con le “scuffie” laterali arrangiate a cuccette. Un tavolaccio per mangiare quando il tempo non permetteva di stare in coperta/An image of the old sailing ships on 1800

Saltuariamente ruotavano quelli che attendevano di andare a Bordo e vi sostai anch'io per brevi periodi nell'attesa di andare a Bordo. Gli altri frequentatori abituali erano quelli dell'Officina che era al Bacino Vecchio: u sciu Giulio, Pescio ed un paio di operai. Quando non erano a bordo sulle Barche a lavorare andavano in Bacino con una motobarca e tornavano per l'ora di pranzo. I “servizi” era una garitta in testata Ponte Parodi alla cui pulizia era addetto un marinaio con un potente getto d'acqua dalla manichetta antincendio prelevata dall'acquedotto portuale . (Mi sembra di averlo gia detto: l'acquaiolo era u Batti dell'aegua , mio suocero).

Da una vecchia foto vediamo “u Felise” di mezza età, primo a destra in ginocchio. Il primo a sinistra in piedi è” u Sciu Bianchi, u baccan”/An old picture of the Tugboats management  

Non mi ricordo di aver visto Felice in piedi. Da quello scranno gestiva l'ormeggio delle Barche a Ponte Parodi e curava che la manutenzione richiesta dai Comandanti delle Barche fosse eseguita. Credo che sia nato con i Rimorchiatori (o i Rimorchiatori erano nati con lui, che poi è la stessa cosa). Le poche notizie sui tempi passati le ho avute da lui durante il pranzo di mezzogiorno solitamente a base di stocche o di acciughe ed un spaghettata colossale che mandavo giu con la voracità della giovinezza.

Non sostavo molto sul pontonetto , ma quando mi capitava non mancavo di chiedere qualcosa a Felice …. e lui giu a raccontarmi delle gaffate (date e ricevute) per prendere il cavo all'arrivo, dei premi che si spartivano se le cose andavano per il verso giusto e delle coffe di carbone e di cenere mancinate (movimentate) a braccia. Poi la baldanza mattiniera si scioglieva nel pomeriggio con la complicità di un bottiglione sotto il tavolo a cui facevano onore anche gli altri ospiti fissi.

Ma al pomeriggio ormai le cose erano sistemate con un bel colpo di mano nella mattinata….si poteva indugiare un pò in attesa della sera quando arrivavano le Barche ed occorreva dargli un'ormeggio gridando nel megafono (il VHF era ancora di la da venire). Dal tono che usciva da quell'aggeggio i Comandanti capivano quale era il livello rimasto nel bottiglione e si regolavano con la loro esperienza senza dare ascolto.

Non è il pontonetto di Ponte Parodi, ma può dare un'idea di com'era combinato/A pontoon

Quando fu costruita la casetta di Ponte Parodi il pontonetto fu dimesso per poi passare ai sommozzatori della Darsena. Ne abbiamo perso le tracce nonostante una approfondita indagine, crediamo che il passaggio successivo sarà stato la demolizione. Quando lo abbiamo visto per la prima volta aveva non meno di mezzo secolo di onorato lavoro. Felice passò al primo piano di questa nuova dignitosa costruzione ed a fatica saliva le scale aggrappandosi alla ringhiera. Piu in là necessitò di aiuto fino a quando gli fu impedito di salire anche trascinandosi. L'età e gli acciacchi ebbero poco dopo la meglio e con lui spariva un altro pezzo di quel mondo.

La lingua ufficiale era u geneixe (il genovese) e se uno azzardava l'italiano e niente-niente era anche gentile la bolla da gay (ma la parola usata non era questa) non gliela levava nessuno. Ho fatto piu sforzi a calarmi in un personaggio rude non mio che a svolgere snervanti corvè a Bordo. Guai a non essere accettati in quel mondo a suo modo generoso e crudele. L'approccio era una specie di noviziato pagano col quale occorreva misurarsi, una rito di iniziazione selvaggio del passaggio dal noviziato al mestiere. Ma una volta superato la stima era incondizionata e l'amicizia intaccabile.

C'era da guadagnarsela tutta! E per noi diplomati la fatica fu doppia, ma doppia fu la soddisfazione di avercela fatta. Il detto che talvolta circolava era <Tou li', nuiatri se semmo fêti in cu' cumme ‘na corba e oua arrivan luiatri e trovan tuttu fêtu> (ecco, noi ci siamo fatti in quattro e arrivano loro e trovano tutto fatto). Le cose non erano proprio cosi e qualcosa c'era ancora da fare per migliorare la qualità della vita a Bordo.

Ma eravamo nella metà del ‘ 900 ed il mondo del lavoro, a Bordo alle Navi e nelle Fabbriche a Terra, non era quello che vedono i nostri lustri (alla toscana, lindi, puliti) giovanotti, luiatri sci che han truvou tuttu fêtu (loro si che hanno trovato tutto fatto)...ma, un momento, stò mica per caso ricadendo in quanto ho sentito dire a mio tempo ?...e allora accontentiamoci di accostare le fotografie di allora a quelle di oggi solo per dire da dove siamo partiti e constatare dove siamo arrivati, lasciamo giudicare agli altri.

Recuperare le foto di quei tempi ci è stato difficile ed il risultato non è dei migliori, la fotocamera (ma allora era macchina fotografica ) era di pochi fortunati o professionisti. Oggi la vita è fotografata ad ogni passo, anzi sembra quasi che il mondo viva solo se è fissato sulle immagini: esistiamo solo se siamo effigiati da qualche parte. Quante volte mi sono trovato a chiedere : la fotografia per l'evento o l'evento per la fotografia ? Serbino, i giovani, le loro innumerevoli foto e le tirino fuori dal cassetto fra cinquantanni e…….

Ormeggio di Ponte Parodi oggi anno 2007. Sparito il Pontonetto, c'è la Casetta con Uffico, Officina e Magazzino/A view of the Parodi pier today.

 

CSDM Silvano Masini - 3/2007