SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI

Il posizionamento dinamico
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Nei lavori di Altura, nell'off-shore specialmente, si sono sempre presentate delle occasioni dove in cui è necessario stare fermi sul posto senza aiuto di collegamento stabile ( hard diremmo oggi) come ancore o appoggi fissi. Fino a quando i lavori erano meno pressanti, a questa carenza si suppliva con l'abilità degli Equipaggi, ma con le piu' sofisticate richieste di impiego questa professionalità non è stata piu' sufficiente e la tecnologia ha offerto avanzati e sicuri sistemi di posizionamento senza supporto hard : il posizionamento dinamico. Si può ben dire che questo sistema, poi esteso a tutto il settore navale, sia nato proprio per esigenze di “rimorchiatorismo” ( si puo dire cosi ?) spinto. Si tratta di battelli di servizio Supply-Vessel/Anchor-Handling Vessel (SV/AHV) per i quali la manovrabilità è una caratteristica fondamentale: l'80% della loro vita la passano manovrando in situazioni ambientali avverse ed una sola persona deve azionare diverse cose in tempi ristretti. Un concentrato di tecnologia.

La Kongsberg fra tutte è pronta a far questo ed ha l'ambizione di spingersi fino al Posizionamento Dinamico ( Dynamic Position/DP ): la capacità di un mezzo di mantenere la posizione rispetto ad un punto fisso . Ma, pensate, sull' Anfitrite (un Anchor Handling Diving Supply Vessel/AHDSV della Rimorchiatori Riuniti di Genova, prima applicazione Italiana in questo genere) il Quadro contenente l'elettronica aveva le dimensioni di un armadio di casa nostra a due ante, sistemato in un locale con un condizionatore dedicato.

Un compito arduo per quella elettronica, per l'imprecisione dei sensori e la necessità di ridondanze in ogni parte del sistema, tanto che per lavori subacquei impegnativi si preferiva affidarci alle ancore (fondale permettendo) per una più sicura operatività. Per fare del vero Posizionamento Dinamico occorre l'affidabilità totale : non ci si fida troppo a star fermi in situazione meteorologica avversa con appesa una campana di supporto sommozzatori in saturazione (è una condizione di lavoro in atmosfera di azoto) al lavoro sul fondo marino a 100-200 metri, magari nei pressi di una piattaforma.

In questo contesto, anche non usando il DP, il sistema Kongsberg consente con una sola leva, il “Joystick”, di controllare manualmente macchine, timoni, bow thrusters , ed è già una bella e comoda cosa. Per restare al DP. Oggi quella elettronica è in un Quadro 1000x1000mm, sopporta condizioni ambientali di ogni severità, è ridondato e consente non solo il posizionamento ma anche l'inseguimento di un bersaglio ( target ) in movimento, il mantenimento della rotta ( heading ), è interfacciato all'Automazione per informare circa la priorità di potenza elettrica necessaria, adeguando la Centrale Elettrica alla fornitura onde prevenire ogni possibile emergenza.

La posizione è mantenuta con riferimenti di diverso tipo. Trasponder posizionati su base fissa, perpendicolarità di un filo zavorrato teso da bordo ( taut wire ) o GPS con approssimazioni prossime al metro e con condizioni meteo marine di media difficoltà, ciò vuol dire poter operare con mare forza 3-4 o qualcosa di piu se non c'è in gioco la sicurezza delle persone. Il sistema si posiziona automaticamente nella posizione di minor impatto meteo marino anche per minor sollecitazione del mezzo ed informa ( warning ) quando si sta avvicinando la situazione di governo difficile.

Ovviamente l'Uomo non accende il sistema e scende a vedere la televisione, ma resta doppiamente vigile per intervenire se qualcosa non va per il verso giusto. Con una doppia responsabilità, verso di se e verso la macchina che potrebbe fallire. Ma lasciamo alla letteratura tecnica il compito di illustrare meglio di noi tutte queste meraviglie ormai di uso comune e patrimonio di molti Costruttori di Sistemi Navali, ci va invece di illustrare alcune situazioni nelle quali anche l'uso del DP ( Dinamic Position ) non può essere di molto aiuto.

 

Vortice. Canale di Sicilia. Gennaio anni ‘90:
Comandante Giulio Cesare Poggi
Direttore di Macchina Silvano Masini

Siamo a Trapani in attesa, con il gemello Velox (Com.te Ragonetto ), che il tempo consenta portare sotto il Vega (una enorme piattaforma off-shore nel Canale di Sicilia) un grande modulo prefabbricato da installare imbarcato su una chiatta. C'è un maestrale che soffia da giorni…arriva arrabbiato dal Leone….giu Ponente Sardegna…e che qui sta dando il meglio di se con forza otto-nove. Da giorni nessuno si azzarda ad uscire dal Porto e tutti si godono la tranquillità del ridosso…non tutti.

Stiamo facendo uno scopone in saletta quando, verso 15 arriva il Maresciallo del Porto intimandoci di uscire a soccorrere un peschereccio nel Canale di Sicilia. Gelo a Bordo.

Il Vortice (a poppavia della ciminiera la “Dog-House”/The tugboat Vortice

L'altro nostro gemello (Ciclone) stava molto opportunamente eseguendo un lavoro in macchina e non era pronto. Neanche un commento…rapido controllo della situazione del materiale di bordo…rizzaggio… casse nafta piene….olio nei pozzetti a posto…usciamo. Mare tutto al traverso…un po' di ridosso sotto Favignana e poi il nulla. In macchina arrumentati su una balla di stracci fra una corsa e l'altra a cambiare il filtri della nafta in rapido successivo intasamento per lo sbattimento delle casse.

A buio siamo in zona con onde che non consentivano una qualche visuale… radar ballerino e inaffidabile…sul posto una nave olandese ci indica col fascio del proiettore la zona dell'imbarcazione che sul cavo dell'onda spariva alla vista e poi ci lascia. Un grosso peschereccio di Mazzara del Vallo. Nonostante il tempo si è mollato sconsideratamente dalla Tunisia per portare un pescato che da giorni il tempo negava al mercato. Un affare se…se…quando nel bel mezzo del Canale di Sicilia i marosi hanno invaso le casse nafta e a Bordo è calato il buio e la paralisi.

Giulio studia la situazione e assaggia una prima volta di avvicinarsi con la prora contro-mare per arrivare a tiro di sagola, ma l'operazione non riesce perché il peschereccio alla deriva, sulla portata dell'onda, rischia di venirci addosso.Il vento, la pioggia, il buio non consentono valutazioni precise. Giulio decide allora di presentarsi con la poppa, meglio pronto ad allontanarsi con un colpo di macchina avanti. Passiamo nella dog- house da dove la manovra controlla lo specchio di poppa, il mio incarico è quello di manovrare il proiettore.

Si tesano delle cime sulla coperta spazzata dalle onde anche se in parte protetta dal cassero alle quali i marinai si assicurano. Sul peschereccio sono paralizzati dal terrore e non sembrano per nulla tranquillizzati dalla nostra presenza. Ci vuole del bello e del buono per rassicurali ed istruirli sulle operazioni di collaborazione indispensabili all'operazione: sulla sciabolata del proiettore che manovravo con fatica appaiono occhi stralunati e maschere di paura.

La copertata d'acqua/The awashed deck

Tutto è pronto. Il mio sguardo corre fra il peschereccio ed il volto di Giulio impassibile e concentrato al massimo. In nessuno di noi ci fu un momento di esitazione o di timore, tutti assolutamente pronti ad un'ordine in una azione vissuta simbioticamente col Comandante e con la Barca stessa, c'era l'intima convinzione che l'avremo fatta. Nella dog-house fra me e Giulio non una parola, silenzio. Giulio si presenta in filo d'onda…attende quella buona con quanto basta di macchina per governare…poi, macchina ferma…scarrocciamo quel tanto che ci porta insieme al peschereccio nel cavo dell'onda…lancio della sagola…colpo deciso avanti con la macchina…tutto a posto….non piu' di un minuto …ma sembrarono ore. Il piu piccolo errore e saremmo franati sul peschereccio con tutta la nostra mole.

Il resto sono bazzecole. Con la messaggera si fila il cavo di nailon, non serve il troller troppo pesante, gassa al gancio….avanti adagio…avanti mezza….alla via per il ritorno. Quasi a congratularsi il tempo dava un timido segno di miglioramento. Una manovra perfetta che avrebbe del miracoloso se non avessi conosciuto la bravura di Giulio: nessun miracolo ma grande professionalità e tanto talento naturale. Bravo ! Una stretta di mano. In tarda mattinata entriamo a Trapani con un sole splendido e con un vento che si stava decisamente calmando. Per molti giorni ci fu buon pesce in cucina. Ancora qualche giorno ed il tempo consente il viaggio verso il Vega.

Il modulo del Vega pronto alla partenza/The Vega module ready for departure

 

Afitrite. Alto Adriatico anni ‘90:
Comandante Giovanni Negro
Direttore di Macchina Ernesto Donato (U Dunou)  

L'Anfitrite è un Mezzo di assistenza per lavori in Alto fondale. Possiede attrezzature per sommozzatori che vivono ed operano alla pressione relativa alla profondità di lavoro, essi vivono “in saturazione”, cioè una atmosfera in cui l'elio sostituisce l'azoto per ragioni di incompatibilità sui tempi prolungati. Questo significa che se è possibile entrare in quella dimensione in tempi brevi, non è possibile uscirne senza un lungo periodo di desaturazione e di compensazione , in genere quattro-cinque giorni. I sommozzatori (minimo una coppia) vengono calati con la campana nella posizione di lavoro, uno esce dalla campana a cui resta collegato con l'ombelicale attraverso il quale riceve la respirazione il riscaldamento della tuta e telefono, mentre l'altro resta di supporto in campana.

E' sicuramente una situazione delicata per il Mezzo di assistenza che deve essere al massimo della sua efficienza e di grande responsabilità da parte di tutti. Per lavori prolungati il Mezzo si posiziona con quattro ancore con una lunga manovra e resta in posizione, tempo permettendo, per il periodo richiesto dal lavoro e che può durare giorni o settimane. I sommozzatori, quando terminano il lavoro giornaliero, rientrano con la Campana a Bordo del Mezzo e restano alloggiati in una Camera per un periodo stabilito dalla normativa vigente, in genere quindici giorni.

Solo in caso di rapidi controlli, onde evitare un lungo posizionamento di ancore, ci sia affida al posizionamento dinanico ma con una allerta che lascio immaginare. Quella volta si trattava semplicemente di aprire la valvola di una condotta posta a 40 metri di profondità e consentire al mare di riempire la pipeline che andava verso terra. Un lavoretto veloce che non avrebbe impegnato piu' di un'ora, il tempo era buono anche se il bollettino prevedeva venti deboli da scirocco.E' tardo pomeriggio.

Viene calata la campana: in saturazione Vito Di Francesco (un giovane pugliese sveglio e prossimo a salire di grado) con un compagno. Campana in posizione. Vito esce e si appresta ad aprire la valvola…la flangia non è provvista di griglia…il risucchio trascina una mano guantata all'interno…tentativo di Vito di liberarsi…anche l'altra mano viene attirata all'interno…entrambe fino al gomito…dramma che di piu non potrebbe essere.

Il compagno resta paralizzato in campana. Concitazione a Bordo dell'Anfitrite…c'è la percezione immediata della gravità del fatto e sulla difficoltà di portare aiuto . Allarme in tutto l'alto Adriatico…si chiama il Velox in assistenza…si riesce a metter un cavo alla lunga su una Piattaforma per avere un appoggio…idee concitate da ogni parte…l'Agip e la Marina ventilano l'ipotesi di far saltare il pipeline qualche miglio a valle della valvola…dubbi sull'effetto dell'esplosione sul ferito. Nel frattempo dalla gracchiante voce del telefono giunge la voce di Vito che invoca di lascialo morire assolutamente consapevole della difficoltà che ci sono in superfoce ed in preda al dolore lancinante.

Intanto è sceso il buio della sera e lo scirocco previsto arriva, leggero ma tanto da increspare l'acqua e aggiungere preoccupazione. E qui la decisione coraggiosa di Luigi Leoni, capocantiere dei Sommozzatori (Soc.RANA di Ravenna) . Si informa sulla misura dei dadi della flangia, adatta una impugnatura che consenta un lavoro a distanza, prepara una specie di padella con lungo manico da porre sulla flangia non appena la valvola si sarà staccata, indossa la muta e la bombola e si immerge. Giunto sul fondo prende il boccaglio di saturazione, con un laborioso lavoro di qualche ora riesce a staccare la valvola e liberare Vito stremato dal dolore Vito. Va in campana e vengono issati a Bordo. Tutto in poche parole, in realtà un'eternità. E' notte fonda.

Diving Supply Vessel Anfitrite

Intanto da Genova è arrivato un medico specialista in iperbarica ed è già in saturazione nella camera iperbarica. L'Anfitrite corre verso Ancona, ma tutti sappiamo che prima di quattro giorni nessuno potrà uscire da li. Un ambiente molto insalubre, abitat ideale per bacteri nocivi che non mancano di lavorare con cinica cattiveria sulle piaghe degli ospiti. Vito si salverà perdendo l'uso delle mani meno che di due dita. Anche qui, come nell'episodio precedente, un grazie a Leoni ed una stretta di mani da parte di tutti.

Ancora una volta ad onta delle tecnologie piu avanzate è ancora l'Uomo il centro della risoluzione dei problemi. Col coraggio e l'intelligenza che le macchine mai avranno. Abbiamo qui brevemente illustrato il Posizionamento Dinamico nelle sue preziose doti ed anche nei limiti oltre i quali l'Uomo deve comunque prevalere sulla macchina, ma per la cronaca dettagliata dell'evento lasciamo la parola al Comandante Negro che, con Leoni, furono insigniti ad una importante onorificenza nel Porto di Ravenna.

Anfitrite sposa del Dio Nettuno/The god Neptune and his wife, Anphitrite

CSDM Silvano Masini (3/2007)