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Venezia, porto di crociere
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Per quanto l’Italia sia senza ombra di dubbio uno dei paesi più belli del mondo non si può altrettanto dire che i porti delle sue città siano tanto belli, anzi.
Le navi da crociera usano i porti italiani soprattutto per le escursioni che i loro passeggeri effettuano nelle vicinanze della città portuale o addirittura in un’altra città.
Soltanto recentemente le città portuali hanno promosso la loro località come offerta di visita ai croceristi in alternativa alle escursioni. Sono stati fatti miglioramenti alle città stesse ed è stata migliorata la capacità di presentazione e di accoglienza con risultati incoraggianti.

Alcune belle immagini del porto di Venezia (foto: Venezia Terminal Crociere)

Il porto di Venezia è uno dei pochissimi che sembra creato apposta per il piacere di andare in crociera. Quando una nave parte o arriva, la città offre uno spettacolo che già costituisce una escursione senza sbarcare e senza prendere autobus. La vista che si ha dagli alti ponti o dalle verande delle cabine durante la navigazione nel Canale Della Giudecca e del bacino di San Marco non ha eguali.
La nave procede ad una velocità massima di 6 nodi come da Ordinanza delle Autorità marittime, per cui i croceristi hanno il tempo di contemplare il paesaggio fatto di palazzi, ponti, canali, chiese, giardini pensili, torri, campanili, cupole, monumenti, gondole e imbarcazioni di tutti i tipi. Le macchine fotografiche bruciano scatti a ripetizione durante la descrizione che il Direttore di Crociera fa attraverso il microfono del Ponte.
L’equipaggio ai posti di manovra deve concentrarsi nei propri compiti per non farsi distrarre dal paesaggio e dall’atmosfera magica della Serenissima.
Io stesso, dopo così tanti anni che arrivo e parto da Venezia non riesco a non essere sensibile al fascino dei canali che videro partire e arrivare Marco Polo. Fascino che però nasconde insidie per il marinaio.

Tali insidie sono costituite dalle correnti che variano a seconda delle condizioni meteo presenti e passate, dai bassi fondali che variano col tempo e con le correnti, dal vento.
Nel 2003 mentre mi trovavo sulla “mia” nave ormeggiata alla Stazione Marittima, si incendiò quell’edificio lungo il canale della Giudecca che si chiama ancora oggi Molino Stucky. L’incendio era enorme in quello che definivano la più grande costruzione della laguna. Il problema era ancora più grande dal fatto che di fianco alla costruzione, a pochi metri, si trovava un distributore di carburante per imbarcazioni. Il transito delle navi nel Canale Della Giudecca venne proibito ed io mi trovai a dover partire proprio allora.
Mi si offerse la possibilità di partire transitando, invece che nella Giudecca, nel canale Vittorio Emanuele che dalla Stazione Marittima conduce a Marghera per uscire poi in Adriatico dal Canale Di Malamocco. Un percorso lungo ma che mi avrebbe permesso di arrivare in tempo per le escursioni nel porto successivo.
C’era un venticello accettabile ma volli prendere due rimorchiatori, uno a prora ed uno a poppa perché il canale è stretto e non lo conoscevo. Quasi a metà canale il vento rinforzò al traverso. I rimorchiatori si rivelarono inutili perché non avevano spazio laterale per tenere la nave ed io manovrai per tutto il resto del canale avanzando in diagonale con una nave di 180 metri che sfiorava i pali delle briccole lagunari con la prora da una parte e con la poppa dall’altra. Andò tutto bene anche grazie alla mia solita fortuna. I due piloti che erano con me sul ponte lo ricordano ancora adesso.

Alcune belle immagini del porto di Venezia (foto: G.C.Lemmi)

Il porto di Venezia è insieme a Ravenna l’unico porto canale italiano ed i suoi Piloti, che oggigiorno sono 25, lavorano oltre che sulle navi da crociera anche sulle navi che accostano ai terminal chimici, containers ed ai moli dei cantieri navali di Marghera. Il canale Vittorio Emanuele è da tempo insabbiato e le navi non lo possono più percorrere, a meno che…
A meno che, un giorno non si verifichi l’eventualità agognata da qualcuno a cui non piace vedere le navi transitare davanti a Piazza San Marco.
Non si può negare che un incidente navale davanti a San Marco avrebbe ripercussioni molto più grandi che in ogni altro luogo, però non si può neanche negare che la tecnologia delle navi è al giorno d’oggi molto evoluta e offre garanzie più certe e che le misure di prudenza già adottate con le varie ordinanze e regolamentazioni limitano le possibilità di incidenti al minimo.
Si diceva prima della velocità massima limitata a 6 nodi. C’è inoltre l’obbligo di dare volta ad un rimorchiatore (anche con tempo ottimo) e di mantenerlo per tutto il percorso da S. Elena all’ormeggio e viceversa per le navi superiori a 11.000 tonnellate. Per le navi di lunghezza superiore a 250 metri c’è l’obbligo di 2 rimorchiatori. Invece le imbarcazioni inferiori alle 11.000 tonnellate devono usarlo nel bacino di San Marco.
Le misure antinquinamento sono diventate severissime. Anche senza elencarle basta sapere che in avvicinamento a Venezia le navi sono obbligate a bruciare carburante a basso contenuto di zolfo fino a dopo la loro partenza dalla laguna.
Il mio affetto per Venezia mi permette di rispettare le regole con senso di cooperazione, pur che San Marco non perda le navi che vengono ad ammirarlo dai suoi canali e che vengono a farsi ammirare dai veneziani e dai turisti esaltando la simbiosi fra la città e l’acqua, fra i palazzi nell’acqua ed i palazzi sull’acqua.

Testo: Giuseppe C. Lemmi (11/08)